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L’Innovazione è in una tazza di caffè- 3 minuti

  • Immagine del redattore: Sarah reale
    Sarah reale
  • 16 feb 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 18 feb 2022

Iniziare la giornata prendendo il caffè la mattina coi colleghi mi piace molto.

Quando mi chiedono di descrivere cosa faccio al lavoro, racconto innanzitutto questo momento piacevole di inizio giornata.

Tanto che penso che cominciano a sospettare che io di mestiere faccia la barista…


Per me è un abitudine, è un modo per iniziare bene la giornata condividendo coi colleghi aneddoti e storie, è proprio un rituale importante di inizio giornata.

E per Voi? Qual è un’abitudine che avete al lavoro che vi piace? Quell’abitudine quasi primitiva, che, se viene a mancare o si salta per più volte, diventa il campanello d’allarme di qualcosa che sta cambiando…


Sì, un vero rituale, proprio delle società tribali le cui letture mi hanno sempre appassionata con il loro forte senso di appartenenza e di protezione è sempre stato per me intrigante.


Durante la mia precedente esperienza lavorativa come anche in quella attuale, ho avuto modo di ascoltare tante storie d’azienda affascinanti, eroiche, a volte intense.


Storie di persone che, seppur con differenti protagonisti e ambientazioni, mi è sembrato, però, potessero creare un unico libro di racconti. Era come se avessero dei punti in comune, ma che non riuscivo bene a identificare: se gli organigrammi raccontavano strutture e organizzazioni ben definite, le persone raccontavano anche altre realtà, spesso ben diverse dalle prime.


Per spiegare queste sensazioni mi veniva in mente la storia della mappa della metro di Londra…


Inizialmente, una rappresentazione fedele delle vie sotterranee dei treni.


Ma venduta con difficoltà e ancor meno utilizzata dalle persone che trovavano disagevole districarsi fra i grovigli delle linee perché risultava confusa e caotica, seppure era rappresentato tutto nei mini particolari, financo parchi, edifici e il percorso del Tamigi.


Quando nel 1931 apparve una nuova mappa:

Harry Beck, impiegato della London Underground, capì che per i passeggeri era pressoché inutile conoscere le curve o le distanze esatte fra le fermate che i treni percorrevano: volevano solo sapere quale linea prendere e a quale fermata scendere…

Beck si presentò, allora, alla Direzione con una mappa che aveva solo linee rette, verticali, orizzontali o al massimo diagonali.

Le stazioni erano disegnate ad uguale distanza le une dalle altre e rappresentate da piccole icone.


La mappa era completamente diversa dalla realtà.

Scetticamente ne furono pubblicate 500 copie.

L’anno successivo ne vennero stampate 70.000.


Era una tripudio.


Oggi la mappa della metro di Londra è utilizzata da milioni di persone ed è diventata la mappa delle mappe.


Così le storie delle persone che incontravo nelle aziende raccontavano anche di linee e connessioni diverse dalle “mappe” pubblicate in “superficie”…

Le relazioni, i sistemi decisionali e di leadership non seguivano solo e necessariamente le strutture ufficiali e i momenti istituzionali…


Per esempio, durante le riunioni di lavoro, secondo i responsabili delle aziende, le decisioni prese dovevano essere più volte ribadite e riformulate per essere accettate.

Ai caffè, invece, passavano informazioni, più o meno vere e a volte avevano effetti immediati e impatti forti sui comportamenti successivi dei colleghi al lavoro.


Il momento del caffè e delle pause o altri momenti informali, in genere, erano vissuti come minacciosi da qualcuno o importanti per altri.


Un giorno un responsabile mi disse: “sono preoccupato perché i miei collaboratori non vengono più a prendere il caffè con me”.


“Caspita” pensai “chiedere una consulenza per la pausa caffè coi propri collaboratori…”

Cosa era cambiato nell’ufficio di questo responsabile ultimamente?

Disse che le persone inserite da poco non si schiodavano mai dalle loro sedie.


Provai la stessa sensazione che da piccola avevo quando sulla settimana enigmistica, unendo i puntini, magicamente appariva una figura di senso compiuto.

All’inizio inimmaginabile.


Il caffè, le società primitive, le riunioni, la mappa.

Puntini di una figura sola.

Ecco riapparire le storie racchiuse in un unico libro di racconti.


Ad un tratto mi fu chiaro, era proprio vero ciò che avevo letto nei miei studi:

  • Organigrammi

  • Riunioni

  • Comunicazioni

Sono la parte visibile dell’organizzazione.

E l’iceberg: la figura apparsa dai miei puntini…

Poderoso, imponente e importante ciò che sta sotto quasi alla stessa stregua di ciò che emerge.


Riecco apparire, con una forza dirompente, le letture e i documentari sulle società primitive.

L’organizzazione non si è mai emancipata dalla struttura tribale!


Le Norme: le regole dichiarate e ufficiali

I Miti: le storie dell’organizzazione raccontati e tramandati

I Rituali: le abitudini quotidiane che creano aggregazione e identificazione

I Linguaggi: i gerghi che differenziano gli uni dagli altri uffici


Una realtà tribale, insomma in tutto e per tutto…

Le tribù non sono né buone né cattive. Semplicemente esistono.

E i capi tribù per esperienza e saggezza questo lo sapevano e lo sanno bene


Il caffè, come altre abitudini, preso insieme alle persone a cui ti senti più affine rappresenta un rituale della tribù.

…certo se la pausa caffè si prolunga troppo, probabilmente dovrebbe essere retribuito e riconosciuto come doppio lavoro…J


Nel nostro libro dei racconti è scritto che le persone vogliono un’organizzazione che consenta loro di capire con trasparenza e semplicità quale percorso intraprendere e a quale stazione cambiare e non che la superficie riproduca fedelmente ciò che è in profondità.


Che, assicurate le aree di comfort, possano conoscere nuovi modi di essere e di fare magari partecipando a iniziative di altre tribù.


Ah sì… tornando al nostro responsabile del team e al suo caffè… indisse una riunione per capire il clima e le perplessità che si stavano respirando all’interno.

Scoprì che le persone assunte da più tempo avevano il timore di poter essere soppiantate dai giovani che, indefessi lavoratori, non lasciavano mai le loro scrivanie perché volevano essere ben valutate per venire poi assunte a tempo indeterminato.

Il giorno dopo ritornarono a prendere il caffè insieme.


…e adesso vado a prendermi io un caffè…e che nessuno mi disturbi! J

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